lunedì, ottobre 29

estranei


g. grozs

Voglio, per comporre castamente le mie egloghe, dormire accanto al cielo, come fanno gli astrologhi; e vicino ai
campanili, ascoltare sognando i loro inni solenni portati via dal vento. Le mani sotto il mento, dall'alto della mia
mansarda, vedrò l'officina che canta e che chiacchiera, i comignoli, i campanili, alberi maestri della città, e i grandi cieli
che fanno sognare l'eterno.
È dolce veder nascere tra le brume la stella nell'azzurro, la lampada alla finestra, i fiumi di carbone che salgono al
firmamento e la luna che versa il suo pallido incanto. Vedrò passare primavere, estati, autunni; e quando arriverà, con le
sue nevi monotone, l'inverno, serrerò porte e finestre, fabbricherò nella notte i miei palazzi stregati. Sognerò allora
orizzonti azzurrini, giardini, zampilli d'acqua riversanti il loro pianto negli alabastri, baci, uccelli cantanti sera e mattino,
e quanto di più infantile l'Idillio può possedere. Tempestando vanamente al mio vetro la Rivolta non riuscirà a farmi
alzare la fronte dal leggìo, perché sarò tutto immerso nel piacere d'evocare la Primavera, di far nascere un sole dal mio
cuore e di trasformare i miei pensieri ardenti in una tiepida atmosfera.
c. baudelaire

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